Romanzi

Le notti bianche

Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij.

Il protagonista è un uomo di 26 anni che vive a Pietroburgo, passa le giornate a passeggiare per la città e a fantasticare. È solo, ma anela a un contatto umano, desiderando di poter parlare con una donna o sentirsi importante per qualcuno. Per un sognatore come lui, la realtà non è invitante e preferisce vivere alienandosi. A volte arriva il momento in cui il sogno finisce ed è costretto a vivere la sua solitudine e la sua vita sciatta, ma gli basta poco per recuperare la fantasia e tornare a sognare, estraniandosi di nuovo da tutto il mondo.
Durante una delle notti bianche di Pietroburgo incontra una donna in lacrime, la consola. Da quel momento inizia una profonda amicizia e per quattro notti si ritrovano alla stessa panchina. Per il protagonista è una rivelazione, per la prima volta la vita vera diventa interessante e durante il giorno aspetta con trepidazione l’incontro con Nastenka. Eppure, la ragazza fa un passo indietro e il mattino del quinto giorno il protagonista ritorna alla sua vita normale e triste, immaginando il suo futuro con altrettanta negatività, come se le notti precedenti fossero state un ulteriore sogno.

E’ un breve romanzo costituito principalmente da dialoghi e soliloqui, privo di eventi rilevanti nella trama, ma non per questo poco interessante. Le notti bianche di San Pietroburgo sono reali, il sole non cala completamente perciò per quasi due mesi non si ha il buio assoluto, ma un perenne crepuscolo. Donano un’ambientazione onirica al periodo di tempo che il protagonista passa con la ragazza, che termina con la ripresa del consueto buio, quasi come se questo incontro fosse una specie di sogno.

Non immediato da leggere, ma questo racconto mi ha colpito. La vita del protagonista è rappresentata dall’alternarsi di una profonda alienazione nei confronti del mondo, alimentata dalla fervida fantasia in cui è immerso, a un crollo momentaneo dei suoi pensieri, che è sempre seguito da un enorme senso di vuoto. L’incapacità di vivere la propria vita e di rapportarsi con gli altri lo spingono a rifugiarsi nei suoi mondi immaginari. Tuttavia, il desiderio di incontrare qualcuno e di creare un legame non manca.

Spesso la realtà non ci soddisfa, fuggire in mondi grandiosi e fantastici come quelli di alcuni libri o fantasie può sembrare un’alternativa allettante. Tuttavia, la nostra vita è ben diversa da quella di un ricco borghese russo del secolo scorso, non abbiamo la possibilità di girovagare per il nostro paese tutto il giorno, non pensando a nulla di concreto. La nostra realtà è carica di cose da sbrigare, commissioni da fare, responsabilità di cui caricarsi. Nella frenesia di tutti i giorni, non è facile avere la possibilità di alienarsi totalmente. Sembrerebbe un bene, ma questa vita così movimentata non corrisponde a soddisfazione, non si può sempre definire una vita piena. Perciò, anche noi potremmo non essere appagati dalla nostra realtà e cercare di sfuggirgli, tramite qualsiasi modalità che ci permetta di dimenticare per un po’ di tempo chi siamo e cosa dobbiamo fare. Non parlo per forza del maladaptive daydreaming del protagonista, ma anche più comunemente di un infinito scrolling sui social, il binge-watching delle serie tv preferite e forse anche il binge-reading, in pratica ogni attività che facciamo in modo compulsivo per staccare la mente, ci garantisce una pausa dal mondo. Però, non è questo a renderci felici. Come succede al protagonista delle Notti Bianche, prima o poi finisce. La serie tv o il libro che ci ha tanto appassionato termina, dopo ore attaccati allo schermo i social o i giochi al computer ci possono stufare. L’estraniazione dalla vita reale cessa e capita di condividere in piccola parte il senso di vuoto e disillusione che il protagonista prova ogni volta che il suo mondo di illusioni crolla, quando sembra perdere le coordinate e per un po’ vive nella confusione, senza un’ancora fuori dal mondo a cui appigliarsi.

Prima o poi la realtà viene a bussare alla porta e anche un sognatore come il protagonista è costretto ad aprirgli. Però, lo scontro con la vita vera non dura mai a lungo, poi il protagonista torna sempre dentro il rifugio della sua mente. Come lui, nulla ci vieta di ricadere continuamente nella stessa routine alienante. Tuttavia, alla fine il protagonista desidera di più della vita che vive, desidera vedere persone, amare ed essere ricambiato. E’ questo che lo può rendere felice, non i sogni in cui si costringe a vivere. Eppure, il libro termina con la ripresa del suo comportamento abituale, con la sua vita di sempre.

Un libro che sicuramente consiglio di leggere perché è un bel classico, breve ma con un’elevata portata riflessiva. Soprattutto, è un buon inizio per chi desidera approcciarsi alla lettura russa e a Dostoevskij.

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