Le lettere di Berlicche

Le lettere di Berlicche di C. S. Lewis.

Malacoda è un giovane demone che ha ricevuto il suo primo incarico: deve portare dalla parte del diavolo la persona che gli è stata affidata e renderla dannata. Il libro è un breve romanzo epistolare, formato dalla raccolta di lettere e consigli che Malacoda riceve da un demone più vecchio e saggio di lui, lo zio Berlicche.

Non è stato facile leggerlo perché non è una vera e propria storia, lo stile con cui è scritto è piuttosto difficile e i temi trattati non sono leggeri. Però mi è piaciuto il modo in cui questi argomenti sono stati affrontati, perché le questioni esistenziali sono state discusse da un punto di vista nuovo, capovolto. Infatti mi ha divertito il fatto che tutti i ragionamenti siano formulati in modo da essere opposti alla nostra concezione di moralità ed etica, il bene viene reso negativo mentre il male viene inteso come qualcosa di estremamente positivo.

Tra le riflessioni che mi sono rimaste di questo libro c’è la definizione di umiltà. Lewis afferma che questa virtù non consiste nello svalutare i propri talenti, ma riguarda l’essere contenti dei propri pregi allo stesso modo di come si è felici dei pregi di qualcun altro o, in generale, delle cose belle della vita. Mi è piaciuta anche l’idea che gli impulsi e le passioni facciano parte della natura umana, perciò finché non sconfinano in azioni cattive è giusto mantenerle.

Colui che gode veramente e disinteressatamente di una qualsiasi cosa del mondo, per se stessa, e senza che gliene importi un fico di ciò che ne dice la gente, è per ciò stesso armato contro alcuni dei nostri più sottili modi di attaccare. Dovresti sempre preoccuparti di far sì che il tuo paziente abbandoni le persone o il cibo o i libri che veramente gli piacciono in favore delle persone “migliori”, del cibo “giusto”, dei libri “importanti”.

Le lettere di Berlicche

Per il resto mi aspettavo una lettura più laica, più concentrata sui temi profondi che coinvolgono tutti, oltre al fatto che l’avrei preferita più scorrevole. Non è un libro che ho finito volentieri, lo consiglio solo a chi vuole avvicinarsi alla narrativa cristiana e non teme parole o frasi articolate.

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