Saggi

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks.

Il libro raccoglie una serie di casi clinici che il dott. Sacks ha incontrato nella sua carriera di neurologo. Per ora, questo è uno dei miei libri preferiti perché mi ha permesso di sbirciare nel vastissimo campo della neurologia e di capire in piccola parte cosa ci sia dietro a un deficit o a un eccesso di funzione nel cervello. Inoltre ho ammirato molto il modo con cui l’autore ha trattato i suoi pazienti nei vari esempi affrontati, infatti non li ha guardati solo determinati dalla loro patologia, ma cercando di comprendere il fattore psicologico, la loro storia e il carattere.

Per riportare il soggetto – il soggetto umano che soffre, si avvilisce, lotta – al centro del quadro, dobbiamo approfondire la storia di un caso sino a farne una vera storia, un racconto: solo allora avremo un «chi» oltre a un «che cosa», avremo una persona reale, un paziente, in relazione alla malattia – in relazione alla sfera fisica.

Alcuni di questi casi invitano indirettamente a fare una riflessione sulla nostra realtà, come l’esempio di Christina, che spesso viene socialmente emarginata perché nessuno riesce a comprendere la sua sofferenza. La sua patologia è invisibile e la priva della percezione del corpo: molte volte le causa comportamenti bizzari che la gente non riesce a capire, perciò invece di compassione e solidarietà riceve sguardi irritati.

Non ha parole, parole dirette, per descrivere questa privazione, questa tenebra (o silenzio) sensoriale simile alla cecità o alla sordità. Non ha parole e anche noi non ne troviamo. E la società non ha né parole né comprensione per simili stati. I ciechi almeno ci trovano premurosi: riusciamo a immaginare il loro stato e li trattiamo di conseguenza. Ma quando Christina si arrampica faticosamente su un autobus, trova solo un’incomprensione sgarbata e stizzosa: «Ehi, signora, ma che fa? É cieca? É ubriaca? ». E lei, che cosa può rispondere: «Non ho la propriocezione»? Questa mancanza di sostegno e solidarietà sociali rende ancor più pesante il fardello di Christina: è un’invalida, ma la natura della sua invalidità non è chiara; non è, dopo tutto, palesemente cieca o paralitica, o impedita in modo visibile, e il più delle volte viene trattata come una commediante o un’idiota. Ecco che cosa succede a chi è affetto da disordini dei sensi nascosti.

Tante volte nella vita di sicuro abbiamo incontrato qualcuno che si è comportato in modo strano o che ci ha dato fastidio, perciò noi abbiamo agito di conseguenza. Tuttavia questo esempio fa pensare che spesso dietro a particolari atteggiamenti le persone possono celare una fragilità interiore, che può essere determinata da una malattia come nel caso di Christina, o da un fatto che è successo, una difficoltà relazionale…

Nel libro l’autore racconta che molti pazienti riescono a individuare chi mente o chi ha qualcosa da nascondere: gli afasici, per esempio, non riescono a capire le parole che vengono rivolte loro ma sono capaci di cogliere qualsiasi espressione falsa e le posture poco naturali o irrigidite, di conseguenza non possono essere ingannati o ammaliati. Allo stesso modo un’altra paziente, affetta da agnosia totale, non riesce a cogliere i toni e le emozioni trasmesse da ciò che le viene detto, ma è capace di cogliere l’uso ingannevole delle parole in un discorso creato ad arte, attraverso un’analisi immediata di una prosa poco chiara o un lessico improprio.

Come già anticipato, il mio giudizio finale su questo libro è molto positivo: sebbene richieda molta concentrazione per comprenderlo interamente, ho trovato il modo con cui è scritto più semplice del previsto e il lessico specifico è ben spiegato. Ho ammirato molto la figura di Oliver Sacks, che si definisce così:

Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse anche sono insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall’aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l’uomo cade radicalmente in preda alla malattia.

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