📖 Sinossi
Un mercoledì di metà giugno del 1923 Clarissa Dalloway, moglie di un deputato conservatore alla Camera dei Lords, esce per comprare dei fiori per la festa che la sera riunirà nella sua casa una variopinta galleria di personaggi. Tra gli altri: Peter Walsh, l’amante respinto, appena tornato dall’India, e l’amica tanto amata, più di ogni uomo, Sally Seton. Per le strade di Londra passeggia anche Septimus Warren Smith, il deuteragonista del romanzo. Nulla sembra legare i due, se non la città di Londra. Clarissa ha cinquant’anni, è ricca. Septimus ne ha appena trenta, è povero e traumatizzato dall’esperienza feroce e violenta della guerra, in cui ha perduto non solo l’amico Evans, ma ogni pace. Eppure i due, senza mai incontrarsi, semplicemente sfiorando gli stessi luoghi, comunicano. Con sapienza straordinaria Virginia Woolf, giunta con questo al suo quarto romanzo, tesse il filo sottile di corrispondenze, echi, emozioni che creano un’opera di grande intensità. Dove un uomo e una donna sconosciuti l’uno all’altra sono accomunati dallo stesso amore e terrore della vita, che li porterà, nell’accettazione (femminile) o nel rifiuto (maschile), ad affermarne comunque l’inestimabile valore.
📝 Recensione
Clarissa Dalloway organizza una festa che si terrà a casa sua, a cui parteciperà la maggior parte dell’alta società londinese. Parallelamente, Septimus Smith lotta contro lo stato mentale in cui la guerra lo ha lasciato. La narrazione procede con un infinito flusso di coscienza, che salta da un personaggio all’altro in modo repentino. Tramite gli avvenimenti quotidiani di un’unica giornata, che innescano ricordi o pensieri, vengono presentati i diversi personaggi.
Clarissa e Septimus sono uno l’alter ego dell’altra. Vivono nello stesso momento, capita che si trovino anche nello stesso luogo. Nella storia non si parlano mai, sono due sconosciuti, eppure il filo della narrazione li unisce inesorabilmente. Clarissa è una signora altolocata, una donna che ha scelto una vita di agi e ricchezza, ma che si trova spesso a ripercorre i ricordi della sua giovinezza e ad accoglierli con nostalgia. Ricorda con tristezza il suo grande amore Peter, a cui ha rinunciato per abitare in un mondo di vanità e apparenza tipico della borghesia. Al contrario, Septimus è divorato dalla sua memoria. La guerra lo ha marchiato con segni indelebili e ora vive con una pesante sindrome da stress post-traumatico, tipica dei soldati sopravvissuti. I pensieri negativi vengono accompagnati dalle allucinazioni che lo tormentano. Quindi, mentre Clarissa sguazza nei ricordi del suo passato con malinconia, i ricordi di Septimus portano la sua mente alla distruzione.
La tecnica narrativa utilizzata dall’autrice è il tunneling process, in cui sono i personaggi a dettare il tempo della storia, muovendo la narrazione tra passato e presente e rivelando aspetti di sé, anche in modo non lineare. Però, nel racconto il tempo psicologico viene sorretto e interrotto dal tempo reale, che irrompe nella narrazione grazie alle ore scandite dal Big Ben. Inizialmente, lo stesso romanzo doveva intitolarsi “Le ore”.
Il mio parere da lettrice comune è contrastante. È stato il libro più breve e allo stesso tempo più difficile da terminare. I monologhi interiori sono lunghi e non invogliano la lettura. Percepivo di star leggendo qualcosa di innovativo e ricco di significato a livello di scrittura, ma non era facile per me coglierlo. Non si è rivelata una lettura piacevole, bensì pesante per il modo in cui è scritto, senza interruzioni e senza respiro. Consiglio di studiare o leggere qualcosa a proposito di questo libro e delle tecniche narrative usate dall’autrice, ma non ritengo che sia un libro adatto da leggere per rilassarsi e staccare la mente.
Disponibile su Amazon: La signora Dalloway

Mi dispiace che la tua esperienza di lettura non sia stata molto soddisfacente, io personalmente invece adoro la Woolf e mi era piaciuto tantissimo questo libro. Anche se il mio preferito dei suoi è probabilmente Orlando
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