Romanzi

Fiore di roccia

Recensione Fiore di roccia di Ilaria Tuti.

La Grande Guerra imperversa e l’esercito italiano stanziato sui monti della Carnia, in Friuli, non ha le munizioni né le risorse necessarie per sopravvivere. Alle donne che abitano ai piedi della montagna, già segnate dalla fame e dalla fatica del lavoro, viene chiesto di arrampicarsi ogni mattina sui sentieri, portando sulla schiena le gerle con cibo, medicinali e granate. Da qui il nome di Portatrici, si racconta del loro sacrificio finora poco conosciuto.

Conoscevano quelle montagne da tutta la vita, perciò erano le uniche in grado di percorrere i sentieri fino in cima, al campo di guerra. Prima dell’alba mettevano sulle spalle le pesanti gerle e in gruppo iniziavano il loro percorso, poi tornavano al villaggio con il corpo segnato dalle piaghe sanguinanti e iniziavano la loro giornata: il lavoro duro nei campi e l’occuparsi di malati, vecchi e bambini erano loro responsabilità. Dalle ragazzine più giovani alle donne più anziane, nessuna si è rifiutata di offrire l’aiuto richiesto, tutte sono state partecipanti della guerra.

Il romanzo è narrato dal punto di vista di Agata, una ragazza semplice e schietta che si è trovata a badare al padre infermo da sola, a lavorare sui campi dalla mattina alla sera e a soffrire la fame ogni giorno. Oltre a questo, deve evitare le insistenti avance di un uomo del villaggio, che non rispetta il suo rifiuto fino a creare una situazione pericolosa. Agata avrebbe desiderato vivere diversamente, vorrebbe essere andata a scuola ed essere stata istruita, ma la sua realtà è diversa. Tra i vari pensieri, si trova a desiderare di essere amata, o anche solo essere importante per qualcuno, senza essere considerata solo forza-lavoro. L’incontro con il soldato straniero apre un’altra riflessione, meno originale ma rilevante: il nemico che uccide i propri parenti, che costringe i villaggi alla povertà, che tutti temono e additano, prende forma in un pover’uomo terrorizzato e ferito, che cerca di sopravvivere come fa Agata.

Per me è stato impressionante leggere delle Portatrici e sentir parlare della Prima guerra mondiale da un punto di vista tutto femminile. Uno dei momenti più toccanti è stato assistere alla scelta di chi avrebbe portato la gerla con gli esplosivi, in pratica era necessario decidere chi fosse la donna più sacrificabile.

La storia delle Portatrici carniche viene narrata con un alternarsi di toni realistici e poetici, che creano una riflessione sulla storia di Agata e di tutte le donne che con una forza insospettabile hanno percorso ore di cammino con gerle più pesanti del loro stesso corpo, ogni giorno, per la sopravvivenza dei soldati italiani. E’ un romanzo a tratti commovente che a mio parere dovrebbe essere più conosciuto e che sicuramente consiglio, sia da leggere sia da ascoltare come audiolibro.

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