📖 Sinossi
Guardandosi come ogni mattina allo specchio, Vitangelo Moscarda, detto Gengè, nota un particolare del proprio volto di cui non si è mai accorto: il naso in pendenza verso destra. Inizia qui l’avventura dell’uomo, che si sente sdoppiato in un altro se stesso, conosciuto solo dallo sguardo altrui. Le cose si complicano velocemente: Moscarda non è più alle prese con un solo estraneo, bensì con centomila estranei che convivono in lui, secondo la realtà che gli altri gli danno, “ciascuno a suo modo”. Nello sfuggire alle proprie centomila realtà, Gengè si troverà a rinnegare perfino se stesso.
📝 Recensione
Vitangelo scopre che il suo naso pende a destra: a causa di un’unica osservazione sul suo aspetto, la vita del protagonista cambia drasticamente.
La visione che ha sempre avuto di sé viene sconvolta, perché realizza che la persona che è sempre stata non è l’unica versione di sé stesso. A ogni persona che incontra, dagli amici agli sconosciuti per strada, appare una versione diversa di Vitangelo Moscarda. Perciò non si percepisce più come unica persona, ma come un individuo frammentato, incapace di conoscere interamente sé stesso, perché è in grado di riconoscere solo la “versione” che vede lui allo specchio.
L’osservazione della moglie sul suo naso segna l’inizio della sua crisi identitaria, perché vede e ha sempre visto un dettaglio che “il suo Gengé” non ha mai notato di sé stesso: il protagonista si domanda come sia possibile che un’altra persona sia familiare con aspetti di lui di cui non conosceva l’esistenza. Sembra che il nomignolo con cui solo lei lo chiama rafforzi l’idea che sua moglie conosce una versione di Vitangelo che al protagonista e agli altri è sconosciuta. Il quesito viene allargato: se sua moglie ha una certa visione di lui, anche le altre persone potrebbero vedere ognuno una versione diversa di Vitangelo. D’improvviso si trova frammentato in diversi “io”, ognuno corrispondente a ogni persona che incontra. La sua crisi d’identità prosegue e lui procede a testare la nuova teoria fino a essere additato come pazzo e a commettere atti folli.
La follia che ne deriva è causata dal forte senso di estraneità per sé stesso. Sa che esistono altre sfaccettature di lui, ma non è in grado di conoscerle perché solo gli altri possono vederle, perciò non riuscirà mai a conoscere completamente sé stesso.
L’unica soluzione che può dargli pace è l’annullarsi. Decide di vivere nel flusso del mondo, allontanandosi dalla realtà urbana e abbracciando la natura. Scappa da qualsiasi maschera e identità frammentaria: l’unica soluzione è non averne nessuna, essere tutt’uno con il flusso della vita e con la natura.
A chi legge per diletto e non per studio o cultura generale: lo ritengo un libro ingannevole da leggere. La struttura del romanzo è un lungo monologo del personaggio in cui all’inizio emerge la parte umoristica, perciò a primo impatto il racconto risulta decisamente divertente e si legge volentieri. Tuttavia, proseguendo con la lettura, i pensieri del protagonista diventano sempre più caotici. Il lettore viene trasportato nella crisi del personaggio ed è il diretto testimone del suo cambiamento, ma questo si traduce in una lettura meno piacevole, perché le sue riflessioni diventano pesanti da leggere e a tratti noiose. Detto questo, lo ritengo anche un libro importante da leggere per la sua analisi e il concetto pirandelliano di identità frammentaria.
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