Uomini e no di Elio Vittorini.
Nell’inverno del 1944 a Milano, un gruppo di partigiani cerca di respingere la minaccia tedesca, spesso guidati dal protagonista chiamato Enne 2. Alle imprese della Resistenza si intrecciano i pensieri dell’autore e dei personaggi, riflessioni sulla guerra e su cos’è l’uomo.
Non è una lettura facile. Per iniziare, lo stile dell’autore non è semplice da metabolizzare: articolato ma allo stesso tempo rapido e quasi schematico, tende a raccontare ciò che succede senza fronzoli e spiegazioni. Per esempio nei tanti dialoghi presenti, raramente vengono inserite le emozioni o il tono di voce usato dai personaggi. Invece quando sono riportati i loro pensieri, la lettura diventa più scorrevole e comprensibile. La storia non mi ha coinvolto molto e ho fatto fatica a finirlo, perciò non è un libro che consiglierei di slancio.
Però, alcune riflessioni mi sono piaciute: Gracco cerca di capire cosa spinge gli uomini a combattere per la Resistenza, Silvia crede che le cose accadono affinché l’uomo sia felice, Berta osserva i cadaveri e capisce che sono morti anche per lei. In più l’autore insiste sulla voglia di perdersi, infatti sarebbe molto più facile confondersi tra i morti e abbandonarsi alla disperazione, gettare la spugna e consegnarsi ai tedeschi. Enne 2 riesce a preservarsi da questa terribile rassegnazione solo grazie alle sporadiche comparse di Berta, la donna di cui è innamorato da molto tempo ma che si è sposata con un altro. Alla fine non tutti hanno la forza di resistere e si perdono, ma lo fanno sempre combattendo. L’ultima riflessione dell’autore spiega anche il titolo del romanzo, affermando che l’uomo non è solo colui che soffre, ma anche colui che offende.
Noi presumiamo che sia nell’uomo soltanto quello che è sofferto, e che in noi è scontato. Aver fame. Questo diciamo che è nell’uomo. Aver freddo. […] Ma l’uomo può anche fare senza che vi sia nulla in lui, né patito, né scontato, né fame, né freddo, e noi diciamo che non è l’uomo.
Noi lo vediamo. È lo stesso del lupo. Egli attacca e offende. E noi diciamo: questo non è l’uomo. Egli fa con freddezza come fa il lupo. Ma toglie questo che sia l’uomo?
Noi non pensiamo che agli offesi. O uomini! O uomo!
Appena vi sia l’offesa, subito noi siamo con chi è offeso, e diciamo che è l’uomo. Sangue? Ecco l’uomo. Lagrime? Ecco l’uomo.
E chi ha offeso che cos’è?
Mai pensiamo che anche lui sia l’uomo. Che cosa può essere d’altro?Elio Vittorini, Uomini e no
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