La dilogia Iron Flowers di Tracy Banghart.
Iron Flowers
In una società in cui la donna è considerata un oggetto da esibire, a cui viene negata l’istruzione e che non può compiere scelte, due sorelle crescono con idee e caratteri molto diversi. Nomi possiede un’indole ribelle e cerca di affrontare le privazioni che le sono imposte imparando a leggere di nascosto, mentre fa da ancella a Serina, che si prepara fin da quando era piccola a diventare una delle Grazie del principe ereditario. Infatti i membri della famiglia reale non prendono moglie, ma scelgono le più belle ragazze del regno e le raggruppano a palazzo, sfruttandole per il proprio divertimento ed esibendole in ogni occasione. Tuttavia, un fatto sconvolge entrambe le sorelle e le affida a un destino diverso da quello che si aspettavano: Serina viene accusata di un crimine e mandata in esilio in un’isola insieme ad altre donne, dove deve combattere per non morire di fame, mentre Nomi viene scelta come Grazia e oppressa dalla società ingiusta di cui è costretta a far parte.
La prima metà del libro è stata davvero pesante da leggere. Sfruttamenti, condizionamenti psicologici e ingiustizie immotivate nei confronti delle donne hanno reso faticosa la lettura, insieme alla mancanza di un’evoluzione dei personaggi di Serina e Nomi. Infatti mentre una continua a ripetersi che la sua vita non sarebbe dovuta andare così, l’altra insiste pensando a quanto impossibile sia salvare sua sorella. Poi però l’incontro con un personaggio diverso ha suscitato in me un pizzico di curiosità: Oracolo, capo delle criminali esiliate nell’isola, si rivela fin da subito una figura interessante sia perché è rispettata da tutte e riesce a prevedere ogni mossa, sia perché ha saputo leggere dentro Serina fin da subito. Infine, la svolta che ha creato in me molte aspettative è stata la scoperta della ragione per cui la figura femminile è odiata e trattata come essere inferiore, perciò la trama ha iniziato a coinvolgermi: dopo questo ho finito di leggere il libro abbastanza velocemente e la storia ha cominciato a piacermi sempre di più. In particolare, ho adorato la trasformazione di Serina, che all’inizio accetta la terribile realtà in cui vive ed è contenta di diventare una Grazia, poi l’arrivo all’isola la cambia e le fa aprire gli occhi, dandole la carica e la forza di ribellarsi che inizialmente mi sarei aspettata da Nomi. Il finale dovrebbe essere un colpo di scena, ma è abbastanza scontato e si possono capire le dinamiche già molto prima della fine. In conclusione, questo libro non mi ha fatto impazzire, ma per come si è sviluppato verso la fine penso che il secondo volume potrebbe piacermi.
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Iron flowers. Regina di cenere
Serina ha guidato la ribellione delle donne esiliate a cui ha partecipato anche Val, l’unica guardia che le ha appoggiate, mentre Nomi è salita su una nave diretta all’isola delle criminali insieme al principe ereditario Malachi, perché ha assistito e contribuito all’assassinio del Supremo. Perciò, il libro inizia con le due sorelle che si ritrovano e pianificano un modo per portare in salvo la loro famiglia e le donne dell’isola. Le ragazze e Val aspettano l’arrivo di una nuova nave di prigioniere per attaccarla e rubarla, con l’intenzione di usarla per recarsi in un posto dove le donne non sono schiave. Allo stesso tempo Nomi insieme a Malachi si reca dai suoi genitori e dal fratello Renzo, per portare via dal paese anche loro. Però niente va come dovrebbe, ma le donne sono più motivate che mai e pronte a sacrificare tutto per la libertà.
Il secondo volume è molto più bello e avvincente del primo, all’inizio ero invogliata a leggerlo e ho proseguito la lettura piuttosto rapidamente. Ho adorato la maturazione completa di Serina, la Grazia guerriera che si ritrova a capo di un esercito di donne, mentre Nomi assume più il ruolo di sorella minore che inizialmente ha bisogno di essere sostenuta, ma che alla fine sfoggia la sua energia ribelle. In più le ultime 30 pagine e il finale sono davvero straordinari e sono la parte più bella di entrambi i libri. Invece, alcuni personaggi positivi maschili come Malachi e Renzo hanno poco spazio all’interno della storia, ma credo che l’autrice abbia preferito concentrarsi sulle donne ribelli. Comunque non posso dire di aver letto questo libro serenamente, infatti a tratti l’ho trovato addirittura angosciante: l’oppressione di cui racconta e la mentalità orribile della società in cui è ambientato mi hanno reso la lettura un po’ difficile. Infatti questo fantasy possiede aspetti che purtroppo esistono anche nella realtà: spesso ci dimentichiamo che in molti paesi le donne sono ancora considerate inferiori e incapaci di scegliere, e che la percentuale delle donne vittime di violenza è ancora troppo alta anche negli stati più civilizzati. Inoltre, ho riscontrato alcune somiglianze con la serie Regina Rossa. Quindi, consiglio questa serie a coloro che nutrono particolare interesse verso temi come l’oppressione e i diritti delle donne, ma che non vogliono cimentarsi in letture pesanti o cruente. Invece per gli amanti del genere affermo che ci sono fantasy migliori, ma che questo non è da buttare.
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