Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams.
La Terra viene demolita per costruire un’autostrada spaziale e l’unico umano sopravvissuto è Arthur Dent, portato in salvo dal suo amico Ford Prefect. Infatti la sua vecchia conoscenza in realtà è un alieno abituato a viaggiare per i pianeti dell’universo, seguendo un computer che racchiude tutte le informazioni sui mondi conosciuti, chiamato “Guida galattica per gli autostoppisti”. Entrambi si ritrovano a vagare per lo spazio e sono recuperati dalla navicella Cuore d’oro, che funziona a propulsione di probabilità infinita ed è guidata da Zaphod e Trillian. Il gruppo atterra sul pianeta Magrathea, abitato da coloro che hanno progettato la Terra: il nostro pianeta è stato richiesto da una forma di vita superiore, per provare a rispondere alla domanda fondamentale sull’universo.
Questo libro è geniale. La fantasia con cui è stato scritto è davvero incredibile e penso che dietro al tono ironico ci sia materiale su cui riflettere, in particolare riguardo all’impossibilità di conoscere la risposta sul senso di tutto. Infatti, dato che la domanda sul significato della vita è un tormento per tutti, viene costruita una macchina che conosce ogni cosa. Dopo milioni di anni il computer riesce a dare una risposta alla domanda fondamentale, ma essa è incomprensibile sia per le creature che l’hanno posta sia per la macchina: questo perché non conoscono la domanda. In pratica, Douglas ci mette alle strette riferendosi a quel dubbio esistenziale che l’uomo trascina con sé da secoli, affermando che in realtà non si può risolvere senza sapere precisamente ciò che si chiede. Sebbene la trama non sia una delle più avvincenti, ritengo che questo racconto sia interessante da leggere.
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