Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini.
Nella Roma degli anni ’50 si aggirano bande di ragazzi abbandonati a loro stessi, che depredano la città e rubano qualsiasi cosa possa essere rivenduta per sfamarsi e divertirsi. Uno dei protagonisti è il Riccetto: per le strade tutto il giorno, all’inizio è un ragazzino che compie piccoli furtarelli per pagarsi gite in barca o serate con gli amici, tuttavia nel momento in cui decide di rigare dritto trovando lavoro e fidanzandosi, non è affatto contento. In più il caso vuole che si trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato: viene arrestato e tenuto in carcere per tre anni accusato di aver svaligiato un appartamento. La storia riprende dopo l’uscita di prigione del ragazzo e, ritrovati i compagni di un tempo, ripensa con malinconia al suo passato ormai stravolto.
Il libro non possiede un vero e proprio filo del racconto: il personaggio di cui si parla di più è il Riccetto, ma in realtà alla sua storia si aggiungono a sprazzi quelle dei suoi compagni, ridotti come lui a girare per le strade. Presto comunque ogni ragazzino della classe sociale di cui si narra perde l’innocenza e l’ingenuità tipica della propria età ed entra nel mondo dei soldi, vivendo e divertendosi alla giornata: se il denaro avanza dopo il pasto, non viene conservato per il giorno dopo ma speso allegramente.
Il Riccetto cantava: “Quanto sei bella Roma, quanto sei bella Roma a prima sera”, a squarciagola, completamente riconciliato con la vita, tutto pieno di bei programmi per il prossimo futuro, e palpandosi in tasca la grana: la grana, che è la fonte di ogni piacere e ogni soddisfazione in questo zozzo mondo.
Un modo simile di gestire il denaro si ritrova nei ranch americani degli anni ’30, in Uomini e topi, in cui i due protagonisti si differenziano dagli altri lavoratori e decidono di non sperperare nel fine settimana i soldi guadagnati, ma di metterli da parte per un progetto comune: eppure i buoni propositi e la speranza di una vita migliore vengono cancellati dalla misera realtà in cui vivono. Invece, la bassa società del dopoguerra si scontra violentemente con quella che Verga descrive ne I Malavoglia, sebbene appartenga a un luogo diverso e a quasi un secolo prima. Infatti anche nelle situazioni più difficili la famiglia dei Malavoglia cerca di seguire sempre la retta via e solo il fratello maggiore ‘Ntoni si lascia vincere dallo sconforto per una vita così povera, iniziando a sperperare il denaro.
La lettura non mi ha coinvolto molto e ho trovato difficile seguire il racconto con le forme dialettali inserite nei dialoghi tra i personaggi e nelle descrizioni degli avvenimenti: qualcuna per calare il lettore nell’ambientazione della storia è carina, ma troppo dialetto diventa pesante.
Disponibile su Amazon: Ragazzi di vita


Anche io ho difficoltà col dialetto!
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